Il “Progetto Corona” è una delle operazioni più controverse e discusse dell’ultimo periodo. Presentato come un’opportunità di investimento con “entrate extra garantite”, il progetto ha attirato l’attenzione di molti, ma anche una valanga di critiche. Mr. Rip, noto divulgatore di finanza personale, ha esaminato nel dettaglio questa iniziativa e ha smontato, con il suo classico approccio analitico e ironico, le promesse di guadagno spropositate che ne stanno alla base.
Secondo quanto dichiarato da Fabrizio Corona, il Progetto Corona sarebbe un sistema per generare entrate extra in modo garantito. La promessa è allettante: investire 300 euro e trasformarli in 4.000 in pochissimo tempo.
La formula è semplice e attraente, ma nasconde una serie di problematiche evidenti. Come ha sottolineato Rip, la cifra tonda dei 4.000 euro è di per sé sospetta: “Ma perché proprio 4.000? Non possono essere 3.990 o 4.100? È come se il sistema fosse stato progettato per dare un numero preciso, senza alcuna variabilità.”
Rip, noto per il suo approccio pragmatico agli investimenti, ha demolito il concetto di “arricchirsi velocemente senza competenze”. Nel suo intervento ha calcolato il tempo necessario per diventare Elon Musk con il Progetto Corona.
• Se davvero con 300 euro si ottiene un rendimento del 1.233% al mese,
• In 248 giorni si arriverebbe a un patrimonio pari a quello di Elon Musk.
Sembra assurdo? Lo è. Ma questo tipo di promesse mirano a una specifica categoria di persone: chi cerca scorciatoie per diventare ricco senza sforzo.
Secondo Rip, questo è l’aspetto più pericoloso del progetto. L’idea che con poche centinaia di euro si possa ottenere un profitto spropositato in poco tempo è una trappola perfetta per persone inesperte, magari giovani o in difficoltà economiche.
Ma come guadagna realmente Fabrizio Corona da questa iniziativa? Rip spiega che probabilmente il cuore del sistema non è l’investimento, ma il reclutamento di nuovi utenti.
Il modello sembra ricalcare lo schema del Copy Trading, con una struttura simile a quella degli schemi piramidali. Il trucco sta nel convincere gli utenti a:
1. Iscriversi su una piattaforma di trading di dubbia affidabilità.
2. Effettuare un deposito minimo (300 euro).
3. Eseguire almeno due operazioni (probabilmente scelte casualmente per soddisfare i requisiti di attivazione dell’account).
A questo punto il guadagno di Corona deriverebbe dalle commissioni ottenute per ogni nuovo iscritto che deposita e opera sulla piattaforma. Non dai guadagni degli investitori, ma semplicemente dal loro ingresso nel sistema.
Rip spiega che questo modello è simile a quello adottato da molti “guru del trading” e piattaforme opache che operano ai margini della legalità.
Broker d’Anguilla e mancanza di trasparenza
Un altro punto chiave smontato da Rip è la mancanza di trasparenza sulla piattaforma di trading utilizzata. Il broker associato al Progetto Corona ha sede ad Anguilla, un noto paradiso fiscale. Non è autorizzato ad operare in Europa, quindi tecnicamente non potrebbe offrire servizi finanziari agli utenti italiani.
Non ci sono disclaimer chiari sui rischi degli investimenti, cosa che sarebbe obbligatoria per qualsiasi piattaforma legale. Rip sottolinea che il comportamento della piattaforma stessa è emblematico: la homepage del sito presenta solo un pulsante “Continua nonostante tutto”, come se fosse un invito a ignorare ogni campanello d’allarme.
“Anche il broker sembra dirti: ‘Lascia perdere, fidati, questo non fa per te’.”
Il problema delle micro-truffe: perché nessuno denuncia?
Un aspetto interessante evidenziato da Rip è la psicologia delle truffe di piccolo importo.
Le persone che perdono 300 euro difficilmente denunciano. C’è un forte senso di vergogna nel riconoscere di essere stati raggirati. I “raggiratori” sanno che un piccolo danno economico è meno probabile che scateni azioni legali o mediatiche. Questo fa sì che il sistema possa andare avanti indisturbato, almeno finché non intervengono le autorità.
Possibili sviluppi e riflessioni finali
Rip e altri divulgatori stanno portando alla luce il caso del Progetto Corona, ma sorprendentemente la stampa tradizionale non sembra essersi accorta di nulla.
Come mai i media mainstream non hanno ancora sollevato la questione?
Forse la notizia non è ancora arrivata ai giornalisti. Forse le autorità si stanno già muovendo in silenzio. O come ipotizza Rip, Corona sta sfruttando il caos e le falle del sistema regolamentare per operare indisturbato.
Quello che è certo è che il Progetto Corona è una bomba a orologeria. Prima o poi, quando gli utenti inizieranno a rendersi conto di aver perso soldi, il castello di carte potrebbe crollare.
Per ora, il consiglio di Mr. Rip è chiaro: non cadere nella trappola dell’arricchimento facile. Investire in modo serio e sostenibile richiede tempo, competenze e soprattutto scelte consapevoli.